#NONGIOCODAZZARDO

TIKET REDEMPTION e MINORENNI

Un interessante approfondimento riguardo a questa spinosa tematica è stato affrontato dall’esperto socio consigliere di PUC, Dr. Gianni Savron.  Potete trovare l’articolo  sul Bulletin dell’ ASS. ALEA Articolo dr. Savron al quale fa seguito la risposta del Dr. Tredese e a sua volta del nostro esperto . Per ulteriori riferimenti si segnala inoltre la rivista on line Jamma che raccoglie in sintesi quanto viene detto e scritto sul gioco d’azzardo in Italia e nel mondo ( Jamma e Dr. Savron) .

Perché “NONGIOCODAZZARDO”

L’idea è nata dalle riflessioni e considerazioni relative alle problematiche create dalla presenza massiccia di persone con difficoltà nel gestire il loro rapporto con i giochi d’azzardo e per la notevole influenza e ripercussioni che questi hanno sui minorenni.

I problemi creati dal gioco d’azzardo sono sotto gli occhi di tutti e nonostante si stia cercando in qualche modo di arginare il fenomeno si assiste a un continuo proliferare di proposte di gioco e a un aumento continuo di persone che ne restano vittime, dalle quali non vengono esclusi i minorenni.

Infatti sono proprio loro la parte più fragile e più esposta alle influenze esterne sia a causa delle caratteristiche legittime di curiosità che dalla mancanza di conoscenze e di difese contro le pubblicità e i condizionamenti, i quali orientano verso il giocare a pagamento e non evidenziano in maniera chiara e esauriente la loro pericolosità e le dinamiche psicologiche sottostanti il gioco d’azzardo.

Oltre a ciò vi è la superficialità con la quale una parte di adulti propone ai minorenni giochi o azioni che possono indurre una familiarità all’azzardo come ad esempio il gratta e vinci, che troppo spesso viene consegnato nonostante il divieto, o il genitore che fa grattare il figlio nell’illusione di essere favorito dalla sorte.

Vi sono anche altre azioni, apparentemente banali che se ripetute e senza controllo possono orientare all’azzardo, come fare scegliere ai propri figli i numeri da giocare al lotto o alla VLT dicendo loro di essere più fortunati. Senza trascurare il semplice gioco della tombola, che viene normalmente praticato in famiglia ma che essendo legato alla casualità è comunque aleatorio. E’ anche vero che il gioco in famiglia ha un significato più ludico che economico, ma se effettuato all’esterno, come ad esempio nel bingo, ne assume certamente un altro ben più complesso.

Se consideriamo poi che alle superiori circa il 45% dei ragazzi ha giocato almeno una volta d’azzardo nell’ultimo anno e le prime esperienze avvengono già verso i 10/11 anni, allora intuiamo la necessità di un corretta informazione e educazione al gioco e ai rischi dell’azzardo.

Vari studi hanno dimostrato come un precoce avvicinamento dei minorenni ai giochi d’azzardo espone a un maggiore rischio di diventare giocatori problematici o patologici da adulti.

In considerazione di ciò va anche prestata molta attenzione alle “ticket recemption”, a cui possono partecipare anche i bambini, dove non ci sono soldi in palio ma a pagamento si ottengono dei ticket cartacei, che una volta raccolti e raggiunto il numero corrispondente a un “premio” danno il diritto a ottenere il gadget (il cui valore di acquisto sul mercato libero ovviamente è inferiore a quanto è necessario spendere per ottenerlo giocando).

Questi giochi hanno molti aspetti in comune a quelli d’azzardo: luci, suoni, jackpot, casualità, impegno di denaro, familiarizzazione al gioco a pagamento, velocità, sensazione di abilità, illusione di vincita, rinforzo condizionato; per di più la possibilità di ottenere i ticket dipende in parte o totalmente dal caso.

Quindi, oltre alla definizione fuorviante di vincita viene utilizzato il concetto di Jackpot preso dal mondo degli adulti che induce di per se l’idea del montepremi e implicitamente la vincita.

A questo punto è lecito chiedersi: quando paghiamo per ottenere dei biglietti equivalenti a punti, questi sono veramente una vincita? Poiché vincere ha essenzialmente due significati:

  1. ottenere qualcosa in più di quanto si è impegnato;
  2. aver superato l’altro.

Ma l’implicazione sottostante più preoccupante è che la vincita ai giochi di alea, non sia percepita dai minori come risultato favorevole su un evento del “tutto casuale”, quindi imprevedibile, ma come espressione di fortuna, quindi a connotazione positiva.

Per cui è salutare porsi la domanda di quanto possa essere giustificato e formativo pagare per lasciare i minorenni a un divertimento (dal lat. Divertere = allontanarsi, il cui significato definisce il sollievo, il piacere, il ricreazione e distrazione) con giochi potenzialmente pericolosi?

Da queste considerazioni è sorta la necessità di un progetto che aiutasse a riconoscere i propri pensieri, vissuti e comportamenti giocando, oltre che comprendere le funzioni gratificanti del gioco praticato per puro svago e piacere, rispetto a giochi il cui divertimento è legato a una spesa in denaro e la vincita è legata alla casualità.

Dr. Gianni Savron Associato Psicologia Urbana e Creativa  e  membro del Consiglio direttivo ALEA

Azzardo e Prevenzione sui minori

Dal 2014 le associazioni PUC (Psicologia Urbana e Creativa), ALEA (Associazione per lo studio del gioco d’azzardo e dei comportamenti a rischio) e Lucertola Ludens (Associazione a promozione della cultura ludica partecipata) effettuano incontri esperenziali e didattici con i minori, per diffondere una corretta informazione sul giocare e sui pericoli dell’azzardo.

Il progetto è nato a seguito della necessità di informare i giovani sul rischio di avvicinarsi ad esperienze che implichino un coinvolgimento eccessivo sui giochi la cui vincita è determinata parzialmente o totalmente dal caso e fra questi ovviamente i giochi d’azzardo (gratta e vinci, lotterie, slot, poker, enalotto, superenalotto, scommesse, dadi, video lottery, ecc.) con implicazioni di denaro, e le Ticket Redemption che avvicinano i giovani a una esperienza aleatoria (http://www.ravennawebtv.it/w/savron-su-ticket-redemption-linizio-precoce-al-gioco-dazzardo-espone-i-minori-a-un-rischio-maggiore-di-diventar-giocatori-patologici/).

L’esperienza formativa è resa possibile grazie alla disponibilità degli alunni, dei Dirigenti Scolastici e degli Insegnati di varie scuole (Istituto Comprensivo S. Biagio – scuole Don Minzoni, Camerani, Torre; Istituto Comprensivo Novello – scuola Pascoli, Istituto Comprensivo Darsena – scuola Garibaldi) e all’Assessorato delle Politiche Sociali e Sanità del Comune di Ravenna con l’inserimento del progetto all’interno dei Piani di zona.

Per una visione del progetto (http://www.gambling.it/images/pdf/digiocoingioco.pdf). I risultati saranno resi pubblici al termine della ricerca.

Ad oggi sono stati coinvolti circa 450 minori di cui 350 appartenenti alle classi V delle scuole primarie di primo grado un centinaio di alunni di III media delle scuole primarie di secondo grado. L’intento è quello di allargare di anno in anni la platea di minori, e proporre anche agli adulti la possibilità di ampliare le conoscenze sui propri vissuti emotivi, pensieri e comportamenti nel corso di vari giochi fra cui quelli d’azzardo.

Il gruppo di lavoro, nel suo complesso e a seconda delle necessità, è costituito dagli psicoterapeuti e psicologi: Gianni Savron, Laura Casanova, Simonetta Guerrini, Elisa Magnanensi, Ganna Ukrayinets, Michela Balestra; e dagli operatori costruttori e gestori dei giochi per bambini: Renzo Laporta, Primo Fornaciari, Viviana Pirazzini, Veronica Scianna, Riccardo Testardi, Samuela Foschini.

Referenti del progetto:

Gianni Savron  doc@savron.it    0544-463501

Laura Casanova   lcasanova.dr@gmail.com    366-99288080

Di gioco in gioco Gioco, emozioni e prevenzione all’azzardo

Uno studio sugli effetti del gioco e dell’azzardo in due scuole primarie a cura di Gianni Savron e Laura Casanova Ringraziamenti Un ringraziamento particolare a tutti gli studenti, il Dirigente Scolastico e gli insegnanti del comprensivo scolastico S.Biagio di Ravenna (Torre ­ Camerani ­ Don Minzoni) che hanno accettato di partecipare all’indagine e all’Assessorato delle Politiche Sociali e Sanità del Comune di Ravenna con l’inserimento del progetto all’interno dei Piani di Zona per la Salute e Benessere Sociale nella prevenzione del gioco d’azzardo. Partecipanti al progetto Gianni Savron°*, Laura Casanova*, Simonetta Guerrini*, Michela Balestra*, Elisa Magnanensi*, Ganna Ukrayinets*, Renzo La Porta+ Primo Fornaciari+, Viviana Pirazzini+, Veronica Scially+, Riccardo Testardi+, Samuela Foschini+ ° ALEA ­ Associazione per lo studio del gioco d’azzardo * PUC ­ Psicologia Urbana e Creativa + Lucertola Ludens 3 Introduzione Il gioco è un percorso di vita condiviso da tutti, bambini, adulti e anziani e come già affermato da Borel (1), Huizinga (2) e Caillois (3) rappresenta sia una esperienza sociale con valenza antropologica che una esperienza storica e il piacere che ne deriva è universale. Nell’ambito del progetto sulla prevenzione del gioco d’azzardo, promosso dall’Assessorato per le Politiche Sociali del Comune di Ravenna, ci siamo volutamente soffermati su una fase di crescita psicologica specifica, quella della preadolescenza e adolescenza, con l’intento di proporre un itinerario esperienziale sui giochi che passasse da quello innocuo a quello pericoloso, dall’emozione positiva a quella negativa, per poi giungere a una maggiore comprensione dell’azzardo e dei suoi rischi. Abbiamo ritenuto che un progetto con gli alunni di V elementare e III media rispondesse alle esigenze di informazione e prevenzione sociale, essendo una fascia di età in cui il gioco e il giocare, sebbene in gradi diversi, rappresenta ancora una parte importante del vissuto quotidiano. Si è scelto di agire attraverso un laboratorio pratico e teorico che aiutasse a esperire vissuti e fornisse informazioni idonee alla formulazione di idee, atteggiamenti e comportamenti più consapevoli e adeguati al tipo di gioco svolto e attraverso vari giochi, compreso quello dei dadi il cui esito dipende dal caso, si è voluto incrementare la coscienza dell’imprevedibilità dei risultati legati al fato. Aspetti sociali Se consideriamo le varie offerte di giochi d’azzardo e il pericolo a cui vengono esposti i minori, tenendo anche conto della loro particolare vulnerabilità dovuta all’età, al senso di curiosità, alla propensione al rischio e alla possibilità del giochi d’azzardo in famiglia o con amici; senza trascurare l’età precoce a cui vi si accede, l’assenso e l’accettazione culturale, la disponibilità dei giochi, il senso di padronanza e abilità, la scarsa conoscenza delle implicazioni casuali sull’esito dei giochi d’azzardo e la pubblicità ingannevole (4, 5, 6), allora dobbiamo chiederci in quale modo dare loro strumenti in grado di evitare che scivolino inconsapevolmente verso giochi rischiosi. L’unica soluzione è quella di proporre una sorta di alfabetizzazione del gioco 4 attraverso l’identificazione di stati d’animo, pensieri, vissuti e errori cognitivi nelle varie fasi di gioco, con anche la finalità di presentare il divertimento non pericoloso quale momento di arricchimento culturale, svago, emozione positiva e espressione di Sé, differenziandolo dall’azzardo. La necessità di intervenire socialmente è dettata dal rischio che l’azzardare venga considerato solamente un pericolo ipotetico e non concreto (ma cosa sarà mai, in fondo non è grave, è divertente, a me non capiterà), tenuto conto che: “nessun giocatore sceglie di diventare dipendente”. Certamente la difficoltà oggettiva è quella di trovare le strade più efficaci per allertare e formare i giovani a una maggiore coscienza del pericolo, poiché con facilità essi, troppo spesso, citano il ritornello apposto sulle macchinette o sentito alla TV: “…può creare dipendenza patologica…”. Ma quanti giovani conoscono realmente i rischi reali del gioco d’azzardo? Progettazione I destinatari (Tab. 1)sono stati gli alunni delle classi quinte delle scuole primarie di primo grado “Torre” e alunni delle classi terze delle scuole primarie di secondo grado “Camerani” e “Don Minzoni” di Ravenna. Tab. 1 (Suddivisione del campione di studenti in gruppi, di cui uno relativo al gruppo di controllo) numero Gruppo A Gruppo B ­senza premio­ Gruppo C studenti N = 85 (V elementare) N = 52 (V elem. controlli) N = 99 (III media) età Range 10­11 Range 09­11 Range 12­15 media (10,09) media (10,15) media (13,17) sesso M=44 (51,8%) M=31 (59,6%) M=46 (46,5%) F=41 (48,2%) F=21 (40,4%) F=53 (53,5%) 5 Finalità a) identificare e elaborare gli stati d’animo, le sensazioni, emozioni, pensieri e comportamenti nel corso dei vari tipi di giochi; b) sviluppare la consapevolezza dell’influenza che i giochi stessi esercitano durante il loro svolgimento; c) raccogliere informazioni sul divertimento, coinvolgimento, stato emotivo e preferenze nei singoli giochi; d) conoscere i rischi connessi ai giochi d’azzardo e il ruolo svolto dalla componente casuale sugli esiti dei giochi e) verificare gli effetti e il gradimento dell’esperienza. Modalità di intervento Inizialmente ciascuna classe è stata ripartita in piccoli gruppi a cui sono stati proposti 5 giochi con caratteristiche diverse. In seguito sono state rilevate le risposte, dopo ogni gioco e al termine di tutti i giochi, per poi passare al momento della discussione facilitata; infine, dopo alcuni giorni, è stata proposta una valutazione della soddisfazione e del gradimento globale. Giochi effettuati 1) Gioco di competizione o mini bowling; 2) Gioco abilità o labirinto con pallina; 3) Gioco collaborativo o mini scarabeo con frasi (diverse per ogni gruppo e differenti fra V e III); 4) Gioco di costruzione o creativo (braccialetto, collanina, portachiavi); 5) Gioco dei dadi o della fortuna che, in caso di vincita, veniva premiato con un buono pizza – bibita, mentre un altro gruppo di alunni di V, utilizzato come controllo, effettuava gli stessi giochi senza che vi fosse il premio in palio. 6 Discussione facilitata In questa fase è stata proposta la discussione di quanto esperito e pensato, per cui sono state affrontate le caratteristiche di ogni singolo gioco annotando su di un cartellone visibile a tutti i commenti dei ragazzi. Nell’insieme si è proceduto: 1) nel distinguere le caratteristiche specifiche e le finalità dei diversi giochi; 2) nell’identificare e descrivere i pensieri, le emozioni e le sensazioni provate nel corso di ciascun gioco; 3) nel definire quali fattori determinassero la vincita in ciascun gioco, compreso quello dei dadi; 4) nell’indicare quali altri giochi di fortuna/azzardo conoscessero, le loro regole e probabilità di vincita; 5) valutare il concetto di casualità e fortuna; 6) nello specificare quali giochi hanno coinvolto, annoiato, interessato e per quale motivo. Nell’ambito della discussione sono emersi stati d’animo come gioia, divertimento, eccitazione, rabbia, frustrazione, noia, concentrazione, fortuna, abilità, allegria, soddisfazione, strategia, competizione, indifferenza, impegno, consapevolezza, nervosismo, pazienza, intelligenza, sorpresa, felicità, ottimismo, fretta, pressione, paura, calma complicità, intuizione, sorpresa, astuzia, conoscenza. A una analisi qualitativa delle parole e frasi è stato osservato che i giochi con minore competitività (collaborazione, costruzione) hanno stimolato maggiore tranquillità mentre quelli a maggiore coinvolgimento (mini bowling, labirinto) hanno comunque attivato meno rabbia del gioco dei dadi. L’esperienza è stata completata dopo alcuni giorni con la consegna di breve questionario (scala likert: per niente, un poco, abbastanza, molto) sul gradimento globale dell’evento. 7 Conclusioni In breve, tutti i giochi suscitano pensieri, emozioni e sensazioni, differenti per tipo e intensità. Il mini bowling (gioco competitivo) e il labirinto (gioco di abilità) raccolgono maggiori consensi per la loro azione a componente attiva e di abilità. Il mini scarabeo (gioco collaborativo) e la costruzione di braccialetti e collanine (gioco creativo) sebbene graditi non vengono indicati come giochi da ripetere, venendo comunque vissuti con maggiore serenità. Il gioco dei dadi (gioco di fortuna, nel quale nessuno è riuscito a vincere) assume un ruolo più specifico e determinante nel desiderio di gioco, e sebbene più frustrante e meno divertente, è quello che i ragazzi vorrebbero ripetere. La presenza del premio esercita una azione induttiva al gioco dei dadi coinvolgendo in maniera più intensa una parte degli alunni, mentre il gruppo senza premio riporta meno rabbia e minore desiderio di ripetere il gioco. In base ai risultati è possibile affermare che la percezione di abilità, il premio in palio, la vincita ipotetica, l’eccitazione e la gradevolezza del gioco, la non conoscenza dell’impatto della casualità, possono indurre una maggiore propensione all’azzardo. Di fatto, nell’ambito della discussione della seconda ora è emerso che i giochi stimolano reazioni e emozioni soggettive e multiformi e quelli con minore competitività (mini scarabeo e costruzione) determinano maggiore tranquillità e emozioni positive, mentre gli altri giochi, a elevato coinvolgimento (mini bowling e labirinto), hanno attivato meno rabbia del gioco dei dadi. Infine, la valutazione globale dell’esperienza è stata più che lusinghiera poiché l’esperienza stessa, i contenuti, la conoscenza, il modo in cui si è svolta, le informazioni date, la durata, la piacevolezza dei giochi, la chiarezza delle spiegazioni, la gradevolezza e utilità futura, sono state valutate dagli alunni più che positivamente con percentuali che variavano dal 77,6% al 99%. Per concludere: dato il ruolo che il gioco assume nel corso della vita e nella società è importante comprendere non solo le differenti reazioni ai vari tipi di gioco e cosa essi comportano, ma anche creare i presupposti per cogliere i primi elementi della propensione al rischio al fine di strutturare una prevenzione efficace. Al termine dell’incontro, alla richiesta di cosa avessero ricavato dall’esperienza la risposta degli alunni, in sintesi, è stata: “Felicità, soddisfazione, giocare è più bello della scuola, quando giochi provi emozioni diverse, il gioco d’azzardo è pericoloso, dipendenza patologica come quando si fuma, chi gioca d’azzardo perde”

#NONGIOCODAZZARDO #GIANNISAVRON #LAURACASANOVA

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